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Disinfezione con raggi U.V.
Cos’è la disinfezione U.V.?
Molti credono che i sistemi UV rappresentino una novità nel settore del trattamento acque, in realtà questa tecnologia risale al 1910, quando Helbronner, Henrye Recklinghausen ne installarono uno nell’impianto di potabilizzazione di Marsiglia.
Questa tecnologia è in continua espansione a livello mondiale, ciò è dovuto essenzialmente a due motivi: la disponibilità di lampade, sensori e componenti elettronici sempre più efficienti ed affidabili e la realtà di normative internazionali che impongo limiti sempre più restrittivi alla concentrazione dei sottoprodotti della disinfezione conseguenti all’uso dei disinfettanti chimici.
Come funziona?
I sistemi di disinfezione a raggi ultravioletti sfruttano un principio che è fisico e non chimico, ovvero l’irraggiamento del flusso d’acqua da trattare con una dose di radiazione UV generata da speciali lampade a vapori di mercurio. Si tratta di lampade fluorescenti molto simili ai tubi al neon, dai quali differiscono per il tipo di gas contenuto (che consente di generare una radiazione ultravioletta con particolare lunghezza d’onda,” ad elevata efficacia germicida). Tale radiazione è in grado di interferire con la replicazione cellulare inducendo un danno del DNA, ciò significa che i microrganismi eventualmente presenti nell’acqua, se adeguatamente irraggiati, perdono la loro capacità di moltiplicarsi. Non è quindi tanto la morte cellulare quanto l’incapacità di proliferare in dosi infettive. Ogni ceppo microbico è caratterizzato da una resistenza specifica nei confronti della luce UV; a tal scopo dalle più autorevoli associazioni e istituzioni internationali (AWWA – American Water Works Association; DVGW – Deutscher Verein des Gas- und Wasserfaches; ONORM – Osterreichìsches Normungsinstitut) è stata riconosciuta efficace per la riduzione del 99,99% dei microrganismi più frequentemente presenti nell’acqua la dose di 400 J/m2• Le acque trattate con radiazione UV non vengono alterate in nessun modo, né dal punto di vista organolettico né da quello chimico-fisico, e questo è uno dei principali punti di forza di questa tecnologia.
Cautele da rispettare
Occorre comunque tener sempre presente che, a differenza dei trattamenti chimici, l’UV non offre post-copertura: ciò richiede una particolare cautela nella gestione dell’acqua tra l’apparecchio e l’utilizzo, che dovrà convenientemente essere il più vicino possibile onde evitare fenomeni di ricontaminazione. L’acqua di acquedotto è resa microbiologica mente potabile grazie ai trattamenti di disinfezione ai quali è sottoposta prima di essere messa in rete, l’applicazione di un apparecchio UV in ambito domestico appare quindi superflua. Al contrario l’installazione di un tale impianto a valle di un dispositivo per il trattamento dell’acqua, in prossimità del rubinetto, è consigliata.
Manutenzione e fasi importanti
Per avere la massima efficacia da questi apparecchi occorre “preparare” l’acqua, che deve essere filtrata, ovvero limpida, incolore e con il minor numero possibile di solidi sospesi e sedimentabili, in caso contrario il fenomeno di assorbimento e dispersione della luce UV può assumere un’entità tale da inficiarne i risultati.
Inoltre la manutenzione svolge un ruolo importantissimo nella corretta irradiazione , non basta la semplice sostituzione della lampada ogni 9000 ore, ma è di vitale importanza la pulizia del quarzo porta lampada che sottoposto ad alte temperature, si tende ad opacizzarsi limitando l’efficacia stessa del sistema U.V. e riducendo del circa 60% la protezione antibatterica. (vedi foto sotto)
Campi di impiego
I campi di impiego di questa tecnologia sono i più disparati: dalla singola utenza al grande acquedotto, dal depuratore fognario al trattamento delle acque per uso irriguo, dalle piscine all’industria alimentare.