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Alcuni parametri e unità di misura

 

I parametri indicatori utilizzati per valutare la qualità dell’acqua sono elencati nell’allegato I parte C del D.Lgs 18/2023.

Questi parametri sono fissati unicamente per finalità di monitoraggio e per l’applicazione di eventuali correzioni, non sono considerati pericolosi per la salute ma rappresentano degli utili indizi per rilevare un cambiamento nella qualità dell’acqua potabile e, quindi, rappresentano un importante indicatore di prevenzione del rischio potenziale.

Per questo motivo un superamento di valore per un parametro indicatore non comporta la perdita dell’idoneità all’uso potabile, non costituisce un’osservanza e non è punibile con sanzioni, la non conformità segnala esclusivamente la necessità di un’indagine approfondita per capirne la causa e, conseguentemente, adottare misure idonee per tornare al valore prestabilito.

 

Alcuni di questi parametri sono oggetto di normale controllo da parte dei professionisti che operano nel settore del trattamento dell’acqua, mi riferisco in particolare a Residuo Fisso, conducibilità, durezza e pH,parametri importanti che consentono di determinare le caratteristiche del contenuto salino totale e la presenza di elementi incrostanti, come il carbonato di calcio in funzione dei quali si può stabilire la necessità o meno di intervenire con un trattamento al punto d’uso.

 

Purtroppo, però a questi parametri viene spesso attribuito un significato errato, confondendo la valenza tecnologica con quella sanitaria, anche a causa di luoghi comuni duri a morire secondo i quali, per esempio, le acque leggere sarebbero le migliori, che le acque dure provocherebbero i calcoli renali e che bere acque con un pH alcalino gioverebbe alla salute.

 

Da non trascurare infine l’importanza delle unità di misura con cui vengono espressi i valori di parametro, è chiaro che una certa concentrazione espressa con unità di misura differenti porta a diversi valori numerici, questo può trarre in inganno il consumatore poco attento, come vedremo in seguito.

Residuo Fisso

Il Residuo Fisso (o residuo secco) è il parametro che indica quanto un’acqua e mineralizzata e corrisponde alla parte solida che rimane dopo aver evaporato ed essiccato alla temperatura di 180°C una quantità nota di acqua, in genere 1 litro. Si tratta di contenuti di solidi totali disciolti, un parametro che assume un’importanza fondamentale per la classificazione di un’acqua, soprattutto per quelle minerali naturali, che vengono così classificate:

Un’elevata concentrazione di solidi disciolti può rendere un’acqua “saporita” e di scarsa “palatabilità” o inadatta per molte applicazioni industriali, in questi casi si provvede generalmente con opportuni trattamenti per ridurne il contenuto salino.

Il residuo fisso viene spesso chiamato in causa (e molte volte a sproposito) per evidenziare la qualità di un’acqua da bere. Sono ben note le pubblicità che ci arrivano dal mondo delle acque in bottiglia, dove la leggerezza è sinonimo di salute e benessere. In realtà non è detto che una buona acqua da bere debba per forza essere leggera. La qualità di un‘acqua è un concetto un po’ più complesso che deve tenere conto di svariati parametri, tra i quali, prima di tutto, l’utilizzo che se ne deve fare. Nello specifico di un’acqua da bere non ne esiste una tipologia che in assoluto sia la migliore, per un determinato soggetto un’acqua può risultare migliore (o più indicata) di un’altra dal punto di vista salino in relazione allo stato di salute, all’attività fisica e alle condizioni ambientali.

Né per le acque minerali naturali, né per le acque destinate al consumo umano la legislazione stabilisce un limite superiore alla concentrazione del Residuo Fisso.

TDS

TDS (Total Dissolved Solid) è un contenuto di solidi totali disciolti, per cui questo parametro coincide con il Residuo Fisso.

Conducibilità

La conducibilità elettrica è correlata alla presenza di Sali disciolti.

I Sali disciolti nell’acqua consentono il passaggio della corrente elettrica perché sono in forma ionica, cioè separati in ioni con una o più cariche elettriche, positiva e, negativa. In tutte le tipologie di acque, da quelle sotterranee a quelle piovane, è presente un certo contenuto salino e, quindi, un valore di conducibilità.

L’acqua molto “pura” (distillata, deionizzata, ecc.) presenta una conducibilità elettrica molto bassa circa 10 microsiemens per cm (mS/cm), le acque di mare che sono salate, presentano generalmente una conducibilità elettrica >50.000 (mS/cm), mentre nelle acque destinate al consumo umano tale valore è ammesso sino a 2500 mS/cm (specificando che l’acqua non deve essere aggressiva).

Il valore della conducibilità dipende anche dalla temperatura e quindi la misura di questo parametro deve essere sempre accompagnata dal valore della temperatura a cui è stata misurata, solitamente 20°C.

La conducibilità e il Residuo Fisso sono parametri tra loro correlati; infatti, siccome la conducibilità aumenta in modo proporzionale alla concentrazione dei sali disciolti, questo parametro è utile per ottenere un valore, seppur approssimativo, del contenuto salino di un’acqua. Su questo principio si basa il funzionamento dei misuratori portabili di TDS (Total Dissolved Solid), che esprimono un valore di salinità espresso in mg/L ma in realtà effettuano una misura di conducibilità e la convertono automaticamente.

Esiste anche la tabella proposta da J. Rodier che permette di ottenere un valore indicativo della mineralizzazione

Durezza

Indica il contenuto di Sali di calcio e di magnesio, questo parametro da un’indicazione del potere incrostante di un’acqua, causati dai precipitati poco solubili che danno origine al calcare. L’importanza tecnologica di questo parametro è dovuta al potere incrostante delle acque dure (da cui l’opportunità di addolcire), mentre dal punto di vista sanitario non esistono studi che dimostrino effetti negativi sulla salute umana, non c’è correlazione tra l’assunzione di acque dure e la formazione di calcoli renali,mentre al contrario esistono molti studi che hanno accertato l’importante ruolo fisiologico degli ioni di calcio e magnesio, come per esempio per la protezione del sistema cardio e celebro vascolare.

Il recente D.Lgs 18/2023 (Allegato I Parte C2) prevede dei valori minimi raccomandati per le acque addolcite o desalinizzate

I valori si riferiscono specificatamente ad acque in uscita degli impianti di desalinizzazione e addolcimento impiegati nei sistemi di gestione idro-potabili, nel medio-lungo periodo; tali valori non sono applicati ad acque sottoposte a trattamenti a valle del punto di consegna.

Questa tabella non è presente nella direttiva (UE) 2020/2184, si tratta quindi di un intervento del legislatore nazionale come elemento di ulteriore tutela per la salute umana.

pH

Questo parametro che non ha valenza sanitaria diretta, bensì tecnologica: il controllo del suo valore negli impianti di potabilizzazione serve per ottimizzare il lavoro svolto dai reagenti chimici, in ogni caso l’acqua non deve essere aggressiva. Il pH è un parametro in grado di condizionare il potere corrosivo pH < 7 (acido) o incrostante pH > 7 (basico) dell’acqua nei confronti di alcuni metalli, per questo motivo la normativa vigente prevede valori di parametro compresi nell’intervallo 6,5 – 9,5 unità (4,5 per le acque frizzanti confezionate).

Per quanto riguarda la salute umana non si ha nessun effetto di rilievo ed alcuna controindicazione grazie al potere tampone di cui il nostro organismo è dotato, che è in grado di mantenere il pH ematico praticamente costante (nell’intervallo 7,35 – 7,45), indipendentemente da cosa mangiamo o beviamo.

Per questo motivo fa sfatata la credenza diffusa secondo il quale il consumo di acque alcaline avrebbe una serie di ricadute benefiche per la salute.

Valori di parametro e unità di misura

Molto importante è l’utilizzo di unità di misura coerenti quando si confondano diverse analisi di acqua. Un determinato parametro può essere espresso con valori numerici differenti a seconda dell’unità di misura che viene utilizzata; questa tecnica, che può trarre in inganno l’occhio poco attento, viene a volte utilizzata per enfatizzare il ridotto contenuto di un determinato elemento nell’acqua (es. il sodio).

Consideriamo ad esempio un’acqua con contenuto di sodio pari a 2 (mg/L), se si volesse accentuare la modesta concentrazione di questo elemento (ad es. per motivi commerciali) la stessa potrebbe essere espressa in (g/L), oppure in (%) la sostanza non cambia ma il valore numerico sì, infatti:

2(mg/L) = 0,002 (g/L) = 0,0002 (%)

Per chi ha poca dimestichezza con i numeri e con le unità di misura è ovvio che una cifra preceduta da tanti “zeri” possa sembrare molto più piccola.

Anche confrontando differenti normative, le attuali con quelle del passato oppure quelle che regolamentano diverse aree geografiche al di fuori dell’Unione Europea, è possibile trovare alcuni elementi espressi con unità di misura diverse, e anche con diverso valore di parametro, a dimostrazione del fatto che il concetto di potabilità non è universalmente definito, al contrario è mutevole nel tempo e varia nei diversi paesi del mondo.

Riportiamo di seguito un esempio relativo al parametro piombo (Pb) mettendo a confronto le principali normative internazionali, l’attuale legislazione nazionale e alcune del passato.

Informazioni tratte dal n° 43 di AIAQ News a cura di Giorgio Temporelli